Accertamenti e prevenzione
La sordità da rumore non si può curare. Può tuttavia essere accertata e prevenuta. Il miglior metodo di accertamento consiste nell’effettuare periodici esami audiometrici, in tal modo un eventuale peggioramento delle funzioni uditive potranno essere rilevate dal medico competente Il metodo più semplice per proteggersi dall’ipoacusia da rumore è invece quello di dotarsi di mezzi antirumore individuali personali. I protettori acustici devono essere costantemente usati durante l’esposizione al rumore, è perciò necessario, che siano confortevoli, igienici, e che favoriscano la comunicazione verbale.
Gli effetti fisiologici
L’OMS afferma che nell’Unione Europea nove cittadini su dieci sono esposti a rumori superiori ai 65 decibel (dB). Gli effetti dannosi del rumore sull’organismo, testimoniati dalle numerose ricerche sul campo, si riscontrano anche nel nostro Paese. In Italia, si misura in 40 milioni il numero di individui soggetti quotidianamente a livelli alti di inquinamento acustico, con danni all’udito e a carico dell’apparato cardio-circolatorio. Recenti studi confermano inoltre i danni causati dall’inquinamento acustico al sistema immunitario e ormonale. Analizzando il percorso che un segnale acustico segue all’interno dell’organismo, passando per l’orecchio, il talamo (la nostra ricetrasmittente sensoriale), fino a giungere alle cortecce uditive del cervello, si scopre il fondamentale ruolo svolto dall’amigdala. L’amigdala è l’area cerebrale deputata alla valutazione di tutti i segnali che provengono dall’esterno. Ad essa spetta il compito di “pesare” il segnale acustico e di indicarci se ad esso corrisponde uno stato critico o meno. Il criterio di questa valutazione riguarda soprattutto l’intensità del suono (un segnale molto intenso è associato ad uno stato di allarme), ma altre indicazioni sono reperite dal riscontro con le informazioni che sopraggiungono da altre aree corticali. Dal raffronto, l’amigdala può confermare o meno il primo “peso” assegnato al suono.